Citazioni Erich Fromm

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Rispetto è la capacità di vedere una persona com’è, di conoscerne la vera individualità.


Psicologo e sociologo tedesco, 1900-1980




Citazioni dal libro L'arte di amare

#1
Responsabilità: è la mia risposta al bisogno, espresso o inespresso, di un altro essere umano.
Rispetto: è la capacità di vedere una persona com’è, di conoscerne la vera individualità.
Rispetto significa desiderare che l’altra persona cresca e si sviluppi per quello che è.

#2
Mentre si è coscientemente timorosi di non essere amati, il vero, sebbene inconscio timore, è quello d'amare.

#3
La gente non pensa che l'amore non conti […] eppure nessuno crede che ci sia qualcosa da imparare in materia d'amore.

#4
La maggior parte della gente ritiene che amore significhi "essere amati", anziché amare; di conseguenza, per loro il problema è come farsi amare, come rendersi amabili.

#5
La gente ritiene che amare sia semplice, ma che trovare il vero soggetto da amare, o dal quale essere amati, sia difficile.

#6
Se due persone che erano estranee lasciano improvvisamente cadere la parete che le divideva, e si sentono vicine, unite, questo attimo di unione è una delle emozioni più eccitanti della vita. […] Tuttavia, questo tipo di amore è per la sua stessa natura un amore non duraturo.

#7
All'inizio, essi scambiano l'intensità dell'infatuazione, il folle amore che li lega, per la prova dell'intensità del loro sentimento, mentre potrebbe solo provare l'intensità della loro solitudine.»

#8
Nella civiltà occidentale contemporanea, l'unione col gruppo è la maniera più frequente per superare l'isolamento. […]
Se io sono uguale agli altri, sia nelle idee che nei costumi, non posso avere la sensazione di essere diverso. Sono salvo, salvo dal terrore della solitudine.

#9
«Come potrebbe un uomo prigioniero nella ragnatela della routine ricordarsi che è un uomo, un individuo ben distinto, uno al quale è concessa un'unica occasione di vivere, con speranze e delusioni, dolori e timori, col desiderio di amare e il terrore della solitudine e del nulla?»

#10
…l'amore maturo è unione a condizione di preservare la propria integrità, la propria individualità.

#11
Se amate senza suscitare amore, vale a dire, se il vostro amore non produce amore, se attraverso l'espressione di vita di persona amante voi non diventate una persona amata, allora il vostro amore è impotente, è sfortunato.




Citazioni dal libro Da avere o essere

#1
Se agli occhi altrui si sembra 'asociali' o 'irrazionali', poco importa: è la verità. Gli altri infatti se la prendono con noi soprattutto per la nostra libertà e per il nostro coraggio di essere noi stessi.

#2
Affermare: ‘ho molto amore per te’ è privo di significato. L’amore non è una cosa che si può avere, bensì un processo, un’attività interiore di cui si è il soggetto. Posso amare, posso essere innamorato, ma in amore non ho un bel nulla. In effetti meno ho e più sono in grado di amare.

#3
L’uomo moderno è massificato, in larga misura ‘socializzato’, ma sostanzialmente è un isolato.

#4
Poiché si è estraniato dai suoi simili, [l’uomo moderno] si trova a fronteggiare un dilemma: egli teme il contatto troppo intimo con gli altri e nel contempo ha paura di rimanere isolato e di non avere rapporti interpersonali. La conversazione triviale assolve il compito di dare una risposta al seguente interrogativo: come posso rimanere solo senza sentirmi isolato? Il parlare diviene un’esigenza patologica.

#5
… mentre parlo so di esistere, so di essere qualcuno, di avere un passato, una professione, una famiglia. Mentre parlo di questi argomenti, ho la conferma della mia esistenza. A questo fine ho bisogno di qualcuno che mi ascolti. Se parlassi solo con me stesso, impazzirei. L’ascoltatore mi crea l’illusione del dialogo, mentre in realtà si tratta di un monologo.

#6
Fintantoché le nostre azioni non li feriscono o oltraggiano, noi non dobbiamo a nessuno né una spiegazione né una parola di scusa. Quante vite sono state rovinate dal bisogno di ‘spiegare’, il che virtualmente significa che la spiegazione deve essere ‘compresa’, vale a dire avvallata.
Lascia che giudichino pure le tue azioni! Tu giudica solo le tue reali intenzioni; ma ricorda che un uomo libero deve rendere conto solo a se stesso, alla propria ragione e coscienza e forse ai pochi che sono legittimati a pretendere una spiegazione.

#7
Senza sforzarsi di essere disponibili ad affrontare il dolore e l’angoscia, è impensabile di poter crescere.

#8
Se sono incapace di analizzare gli aspetti oscuri della società in cui vivo, non posso neanche sapere chi sono, perché non so in che senso io non sono io.

#9
…anche l’individuo che non sia completamente alienato, che abbia cioè conservato integre la propria sensibilità e capacità di sentire, che non abbia smarrito il senso della dignità personale, non sia ‘in vendita’, sappia condividere le sofferenze altrui, insomma sia rimasto una ‘persona’ e non si sia lasciato trasformare in una ‘cosa’, non può che sentirsi solo, impotente e isolato nella società odierna.

Non può fare a meno di mettere in dubbio se stesso e le proprie convinzioni, anzi persino la propria salute psichica, non può fare altro che soffrire, per quanto a volte sappia pur sempre provare contentezza e vedere il mondo con lucidità: facoltà queste che i suoi contemporanei cosiddetti ‘normali’ non possiedono più.
Così non è raro il caso che un individuo soffra di una nevrosi dovuta al fatto che egli vive da uomo sano (sane) in una società malata (insane), mentre nella nevrosi intesa in senso tradizionale, la persona malata (sick) cerca di adeguarsi a una società malata…

#10
L’individuazione delle radici non è sufficiente. Deve essere accompagnata da mutamenti pratici; innanzitutto è necessario liberarsi dalla presa dell’egocentrismo, iniziando col distaccarsi da ciò a cui ci si appiglia. Questo significa rinunciare ad alcune cose, cominciare a dividerle con altri e essere disposti a sopportare l’ansietà che accompagna i primi piccoli passi.

Dopodiché si avvertirà il timore di smarrire se stessi. Questa paura affiora a mano a mano che si perdono quelle cose che erano servite da stampelle alla propria presunzione. Ma ora non si tratta semplicemente di rinunciare a parte dei propri possessi: piuttosto è indispensabile abbandonare atteggiamenti, pensieri familiari, l’abitudine a identificarsi con il proprio stato sociale; occorre altresì rinunciare a frasi abitudinarie, soprattutto all’immagine che gli altri hanno di te e che tu proponi al tuo pubblico. Insomma vanno cambiati tutti i comportamenti abitudinari.

Questo processo deve essere accompagnato dallo sforzo di uscire da se stessi per rivolgersi agli altri.
[In questo modo] si consente alla nostra attenzione di venire catturata dagli altri, dal modo della natura, delle idee e dell’arte o da avvenimenti sociali e politici..

Provare interesse significa compiere il balzo, non essere più un outsider, un semplice osservatore separato da ciò che si vede.

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Biografia di Erich Fromm

Erich Fromm nacque a Francoforte il 23 marzo 1900.
La sua era una devota famiglia ebrea di cui lui, però, abbandonò il credo ortodosso nel momento in cui percepì la religione come una fonte di divisione all'interno del genere umano. Crescendo Fromm divenne quello che lui stesso definì un 'mistico ateo'.

Nella sua autobiografia, Beyond the Chains of Illusions, Fromm parla dei due eventi che nell'adolescenza lo iniziarono lungo il suo cammino.
Il primo fu il suicidio di una giovane amica di famiglia a causa della morte dell'amato padre.
Il secondo fu la Prima Guerra Mondiale che, a 14 anni, gli mostrò le estreme conseguenze del nazionalismo.
In entrambi i casi egli sentì il bisogno di capire aspetti dell'animo umano che gli apparivano irrazionali avvicinandosi in questo modo alle teorie di Sigmund Freud e di Karl Marx.

Nei suoi lavori esplorò l'interazione tra psicologia e società: Fromm credeva che l'applicazione dei principi psicoanalitici avrebbe contribuito allo sviluppo di una società psicologicamente sana.

Conseguì la laurea all'Università di Heidelberg nel 1922. Iniziò a praticare la psicoanalisi come discepolo di Freud, ma presto si discostò da questi sviluppando la teoria secondo la quale la personalità dell'individuo è il prodotto sia della biologia sia della cultura in cui è inserito.

Nel 1934 Fromm lasciò la Germania per trasferirsi negli Stati Uniti, a New York, dove incontrò molti altri pensatori fuggiti dall'Europa.
Verso la fine della sua carriera si trasferì a Messico City dove insegnò all'Università nazionale del Messico.
Morì in Svizzera nel 1980.




Per approfondire:

  • Personality Theories, Prof. C. George Boeree (In inglese)
  • Erich Fromm, Antonino Magnanimo (In italiano)
  • Illuminations, Douglas Kellner
  • Actualizations, Encyclopedia Britannica

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